Un pò di storia…

L’esplorazione delle rocce di Sea in ottica “arrampicatoria” è un fatto che risale alla fine degli anni ’20, quando le cordate di Mario Gatto e Firmino Palozzi e amici effettuano le prime scalate su brevi strutture poste alle pendici del Bec Cerel, anticipando di oltre quarant’anni l’avvento del free-climbing. Lo stesso Palozzi negli anni ’30 esplora lo sconosciuto versante occidentale e nordoccidentale della Cima di Leitosa, il poderoso complesso che domina il fianco destro idrografico del vallone di Sea.

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1927: Le cordate condotte da M.Gatto e F. Palozzi al Bec Cerel

Negli stessi anni sulla repulsiva parete nord dell’Albaron di Sea 3262 metri si cimentano Berra-Ellena e Cicogna, una montagna che nel 1966 vedrà fare la comparsa di Gian Carlo Grassi e Silvio Vittoni e, nel 1974, dei fratelli Berta che salgono lo sperone nordest. Negli anni ’60 sono invece gli Speroni di Sea, tra l’Uja di Mondrone e la Punta Rossa di Sea. Nel 1975 Oliviero Toso e amici fanno un primo tentativo alla bella Guglia verde superando tre lunghezze su una roccia da sogno.

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1975: primo tentativo alla “Guglia Verde” (Torre di Gandalf) di O.Toso e amici – (ph. archivio O. Toso)

La via però non viene terminata e passano due anni prima che le pareti di Balma Massiet vedano un giovane Isidoro Meneghin che, con Sergio Sibille, sale la Seconda parete di Balma Massiet (quella che diverrà il Trono di Osiride) ideando la Via delle docce scozzesi. E’ l’inizio inarrestabile di una florida campagna esplorativa per opera dello stesso “Isi” spesso legato in cordata con Ugo Manera. E’ questo anche il periodo in cui, quasi per magia, dalla fantasia visionaria del deus ex machina Gian Piero Motti si materializzano decine di strutture dai nomi fantasiosi che s’ispirano alla saga di Tolkien ed ai romanzi di Mailer. Le “Antiche Sere”, specularmente opposte al “Nuovo Mattino” vedono questa vola un Motti spettatore-creatore che lascerà sulle rocce del vallone una sola firma: la celebre fessura che incide il lato nord del Masso di Nosferatu. Nel 1981 Meneghin ripercorre le orme di Oliviero Toso e amici in solitaria, raggiungendo il culmine della Guglia Verde che ora Motti ha chiamato Torre di Gandalf, ripetendosi sul lato destro del “buon mago della sera”. Nascono così Sorgente Primaverile e Onde Verticali, destinate a diventare le vie più classiche e ripetute di Sea. Il duo Manera-Meneghin apre nel settore destro dello Specchio di Iside lo Spigolo dell’incomunicabilità mentre alla Parete dei Titani nasce la Via del problema Irrisolto.

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1981:Ugo Manera alle prese con il “Gran diedro d’angolo” al Trono di Osiride – (ph. archivio Ugo Manera)

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1981: Isidoro Meneghin sulla “Via del problema irrisolto” – (ph. archivio Ugo Manera)

Nel vallone di Leitosa, in compagnia di A. Cotta, Meneghin esplora anche la Cresta della Cittadella e il bellissimo Torrione del Gallo. Nel 1982 entra in gioco anche l’inesauribile Gian Carlo Grassi che con M.Lang e I.Meneghin traccia nel centro dello Specchio Sogno di Sea che diverrà ben presto la via simbolo del vallone di Sea, testimonianza di un “sogno” che è appena iniziato. Grassi e Meneghin realizzano poi sullo schienale del Trono di Osiride la via delle Spade di Luce, un capolavoro di arrampicata libera ed artificiale. La cordata Manera-Ribetti nel frattempo si evidenzia sulla parete nordest dell’Albaron di Sea e sul pilastro sudest della Punta Francesetti con l’apertura di due nuove vie. Nell’estate del 1983, dopo aver consegnato alla redazione della Rivista della montagna una preziosa monografia sul vallone di Sea, Gian Piero Motti si allontana da quelle rocce e da quelle montagne che aveva tanto amato. Una sera, saluta gli amici e conclude la sua esistenza lontano da tutti, lasciando un vuoto difficilmente colmabile.

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Gian Piero Motti, inventore delle “Antiche Sere” e dell’universo roccioso di Sea (ph. archivio fam. Motti)

Pochi giorni dopo Ugo Manera, Franco Ribetti, Gianni Ribotto e Isidoro Meneghin salgono la Via dell’Addio alla Parete del Titani, il saluto ideale all’amico scomparso. Il 1983 è anche l’anno in cui s’affaccia sulla scena il forte fessurista Daniele Caneparo che con Isidoro Meneghin realizza Così parlò Zarathustra (Una via per tutti e per nessuno), una vera big-wall per le alpi piemontesi. La via riprende però un tentativo precedente ed incompleto della cordata Scolaris-Ogliengo-Degani, che avevano superato le maggiori difficoltà in artificiale della parete.

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1983: Isidoro Meneghin sistema il materiale dopo l’apertura di “Così parlò Zarathustra” – (ph. archivio Daniele Caneparo)

Le vie shorts si moltiplicano anche sulle strutture minori, come alla Reggia dei Lapiti, sul bracciolo sinistro del Trono di Osiride e all’avancorpo dello Specchio di Iside, vedendo spesso protagonisti Gian Carlo Grassi, Isidoro Meneghin, Daniele Caneparo e la nuova generazione di forti scalatori torinesi, con Maurizio Oviglia e Roberto Mochino. Questi ultimi con Isidoro Meneghin, nel freddo e secco gennaio del 1984, tracciano le Antiche Sere, superando gli stupendi diedri tra lo Specchio di Iside e la Parete dei Titani. Nel settore destro dello Specchio di Iside Maurizio Oviglia e Marco Casalegno aprono la Seta di Venere, una splendida arrampicata prevalentemente in libera con un passaggio chiave nel “delta”, uno spettacolare diedro a imbuto sospeso nel vuoto. Ancora Oviglia e Caneparo risolvono in A2 la fessura strapiombante di Gente distratta, che sarà oggetto di vani tentativi in libera. Sul Bracciolo sinistro del Trono di Osiride Caneparo, Oviglia, Mochino e Roberto Calosso tracciano la bella e coraggiosa Urlo del Silenzio, che supera una fessura impegnativa e poco proteggibile.

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1984: Maurizio Oviglia in apertura su “Gente distratta” – (ph.archivio Maurizio Oviglia)

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1984: Daniele Caneparo su “Urlo del silenzio”-(ph.archivio Maurizio Oviglia)

Alla Sfinge Oviglia apre in solitaria la corta Alice e la cascata arcobaleno.  Nel settore centrale dello Specchio di Iside Caneparo e Mochino salgono Incubo di Sea con una difficile sezione di A3. Durante l’estate vengono segnalati “ufficialemente” anche i primi passaggi sui massi nel pianoro di Balma Massiet creando un vero e proprio circuito: Polvere di Stelle. Autori ne sono Marco Casalegno e Marco Blatto. Il bouldering “anni ’80” entra così in scena, facendo seguito all’intimista periodo esplorativo inaugurato alla fine degli anni ’70 da Gian Piero Motti e Marco Scolaris.

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1984: Marco Casalegno in apertura a “Polvere di Stelle” (ph. archivio Marco Casalegno)

Il 1985 vede l’affermazione dello spit nel vallone e l’inizio di uno stile di apertura misto, un po’ dall’alto e un po’ dal basso. E’ l’anno di Aqualung alla Parete dei Titani (M.Casalegno, A.Ala, D.Berta) e di Spit Story (A.Ala, D.Berta), vie che decretano l’avvento di un’arrampicata “più sportiva” aprendo le porte all’alta difficoltà in Sea. Questo stile, già inaugurato nell’agosto del 1984 da G.C.Grassi e D.Alpe, con l’apertura di Chi cerca quello che non deve trova cosa non vuole (piantando dall’alto una dozzina di vecchi chiodi a pressione), apre nuove possibilità sulle placche compatte delle strutture fino allora evitate. Gian Carlo Grassi e Nello Margaira con pochi spit realizzano Vento dell’ovest (una via per tutti noi) nel settore destro dello Specchio di Iside, con una parte centrale in placca molto impegnativa. A partire dal 1986, mentre il gruppo di torinesi si disperde lentamente in cerca di nuovi terreni su cui esprimersi, è Grassi a diventare il vero e indiscusso protagonista sulle rocce di Sea. Tra i suoi compagni troviamo spesso il forte savonese Angelo Siri, Nello Margaira, Isidoro Meneghin, oltre a diversi clienti che come guida alpina ha portato in montagna e che ben presto diventano suoi compagni di cordata a tutti gli effetti. Grassi esplora ogni anfratto roccioso del vallone, dedicandosi moltissimo anche alle strutture della sinistra idrografica. Al Droide e alla Reggia dei Lapiti nascono vie come Arto sinistro e Tangerine Dream, allo Specchio di Iside capolavori come il Diedro di Gollum (G.C.Grassi, A.Siri, F. Scotto) e vie, al contrario, con uscite un po’ forzate come Riflesso di te stesso (Grassi, Stohr).

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1987: Gian Carlo Grassi in azione alla Reggia dei Lapiti (ph.Archivio Angelo Siri)

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1988: Elio Bonfanti e A.Morittu in apertura a Mombran (ph. archivio Elio Bonfanti)

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Angelo Siri in azione al Pilastro degli Hobbit – (ph. archivio Angelo Siri)

Nel 1987 i compagni abituali di Gian Carlo Grassi diventano Angelo Siri, Siegfried Stohr, Aldo Morittu, Elio Bonfanti. Sullo Specchio di Iside, nel settore centrale, Grassi e Siri trovano ancora lo spazio per una via tradizionale, fatta eccezione per alcuni spit nell’ultima lunghezza: la Via Maestra. L’anno successivo, lo spit diviene invece il mezzo principale di rilancio per settori come la Reggia dei Lapiti. Vengono però utilizzati ancora chiodi tradizionali e, le protezioni fisse, spesso con placchetta artigianale, non sono sempre a una distanza ravvicinata. I primi tentativi di introdurre un’arrampicata protetta in Sea riguardano i settori delle Parete delle Gemme, dell’Antro Nero, dello Speroncino dell’improvvisazione, del Pilastro della Mummia, sempre opera di Gian Carlo Grassi con vari soci. La chiodatura mista, spit e chiodi tradizionali, con preparazione e pulizia delle vie dall’alto, fa la comparsa anche al Trono di Osiride, che diventa il nuovo terreno di gioco per il condovese Grassi. Con A Siri (1987) realizza Metal rurp full spit nello “schienale”, che alla fine risulterà una delle vie di arrampicata mista più dure del Piemonte di quel periodo. Sempre con Siri e con A.Parodi, Grassi sale il Diedro della luce del crepuscolo (1988), con A. Morittu è sulla bella e faticosa Kalakili, mentre con S.Rossi traccia, sempre sul “bracciolo destro” il Diedro dei massaggi Thailandesi (1988).

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Gian Carlo Grassi al Bec Cerel – (ph. archivio Angelo Siri)

Con Enrico Messina sale Droit quoi qui’soit, una dura scalata in fessura con tratti in opposizione estenuanti ed il Mandato del Cielo (1989). Sull’altro lato della valle, Grassi e soci esplorano la Parete di Marmorand, con vie in stile tradizionale ed altre ancora con spit, piazzati talora dal basso talora dall’alto.  Le vie di questo periodo, pur coraggiose e con alcune sezioni da antologia, saranno destinate a cadere presto nell’oblio sia per la tendenza delle fessure (ripulite spesso a forza) a riempirsi di vegetazione, sia per la qualità del materiale usato. Il biennio 1988-90 segna una crescita esponenziale delle vie nel vallone, talvolta un po’ a discapito della qualità, altre volte, come nel caso delle alte pareti del terzo vallone di Leitosa, la purezza dello stile di apertura consegna dei capolavori difficilmente ripetibili. E’ il caso di Spazio Bianco sulla mappa tracciata da G.C Grassi e A. Siri alla quota 2665 m della Cima di Leitosa, dove per la prima volta il grado 6c+ “clean” raggiunge un’alta parete del vallone. Nell’estate del 1988 il locale Marco Blatto ripete in solitaria la via Palozzi-Giolitto-Marchisio alla Cima centrale di Leitosa, mentre con Valerio Pusceddu nel 1990 effettua la prima ripetizione di Tramonto viola nella Valle dei re alla Parete est dell’Uja di Mombran, il giorno dopo l’apertura da parte di Gian Carlo Grassi e Marco Moreschi. Nel 1990 M. Blatto, S. Verga e Fabio Fantuzzo ripetono quasi interamente in libera la Via del Temporale (MeneghinRestagno 1981) allo Specchio di Iside mentre è ancora Gian Carlo Grassi con A.Morittu ad aprire una via quasi interamente attrezzata e di alta difficoltà sulla parete est del Bec Cerel: De profundis. La prematura morte di Gian Carlo Grassi avvenuta nell’aprile del 1991, sarà una vicenda fortemente destabilizzante per il proseguire della storia alpinistica di Sea. Carisma, spirito pionieristico, anticonformismo, abilità tecnica, coraggio dell’innovazione, infatti, sono tutte doti umane che difficilmente potranno essere ritrovate in un altro alpinista tra queste montagne, doti che resero la guida condovese uno degli alpinisti più affermati al mondo. Accanto alle centinaia di vie aperte nel vallone di Sea con una passione quasi maniacale, mutuata da un senso dell’ambiente quasi incomprensibile, andrebbe raccontato l’universo di cascate e goulotte ghiacciate che Grassi seppe inventare tra queste pareti. Ma questo sarà certamente materiale per una prossima storia. Nel 1993 E. Bonfanti, per ricordare l’amico-maestro, realizza alla Parete dei Titani la via Ultimo imperatore una via full spit in stile anni “90”. L’impegnativo tracciato sarà poi liberato successivamente nella seconda lunghezza alcuni anni dopo. Si tratta però dell’ultima via nuova di quel periodo, che coincide con un decennio di quasi totale abbandono del vallone di Sea da parte degli arrampicatori. Siamo, infatti, entrati in un periodo nuovo della scalata piemontese che vede in campo due diversi modi di concepire l’arrampicata “moderna”: da un lato le aperture effettuate salendo con il trapano dal basso lasciando un obbligatorio alto, come quelle che propone Manlio Motto, dall’altro, il diffondersi dell’arrampicata plaisir che prevede gradi obbligatori bassi e chiodatura assai ravvicinata in modo da permettere a chiunque di “portare a casa” una via. Il vallone di Sea rimarrà per quasi un ventennio ai margini di queste due scuole di pensiero, e fatta eccezione per la via Titanic aperta da Bonfanti-Stroppiana-Roetti nel 1998, con chiodatura ravvicinata e obbligatorio tutto sommato contenuto basso, qui continuerà a preservarsi per lo più uno “zoccolo duro” di arrampicata tradizionale. Non saranno però gli anni ’90 un periodo di nuove aperture in Sea. Si cercherà piuttosto di “salvare” le grandi vie classiche dall’oblio e dalla vegetazione che, lentamente, andava riprendendosi le fessure. Sul fronte delle “alte pareti”, nel 1993, pochi giorni dopo la collocazione del nuovo Bivacco Fassero-Soardi, M.Blatto e R.Bensio aprono una nuova via diretta sul pilastro sudest della Punta Francesetti, portando per la prima volta il VII° grado “tradizionale” oltre i 3000 metri di quota nelle Valli di Lanzo. Nel settore sinistro della Sentinella di Sea, M. Blatto, G.Giacomelli, A. Miconi, e V.Pusceddu aprono: Quando cala la sera, piantando spit-rock M8 con perforatore a mano procedendo in artificiale precario. Saranno le ultime protezioni di questo genere infisse a Sea. Sono ancora M.Blatto e V.Pusceddu a ripetere per la prima volta la via Bubufrenesy alla Parete di Marmorand nel 1995, salendo una dura variante in stile clean che completa idealmente la via e che li porta sotto l’anticima. Il giorno seguente, tracciano una nuova via sulla parete sudovest del Monte Malatret, a sinistra della via Grassi-Bonfanti-Morittu. Nel 1999 è ancora Elio Bonfanti con E.Sordello, E. Bonimo e R.Pagliano, ad aprire in più riprese una bella via a spit sulla Parete di Mombran: Solo per Giusto. Sul Bracciolo sinistro del Trono di Osiride M.Blatto e N.Ghiani trovano ancora spazio per aprire in stile tradizionale: Ravanator, mentre nel nuovo millennio inizia un nuovo periodo di “revisione” delle vie classiche. E’ il caso discusso di Zarathustra 2000, un restyling della storica via di Caneparo-Meneghin (1983) operato con l’intento di garantire un’arrampicata libera di alta difficoltà. La rettifica del tracciato originale e la rimozione di alcune lame ove un tempo si procedeva in artificiale precario, creerà non poche polemiche. Autori di quest’opera sono Adriano Trombetta, Luca Daniele e Ivano Ghinaudo. Quest’ultimo riesce in top-rope a liberare la sesta lunghezza all’inizio del gran diedro finale, portando per la prima volta il grado 8a sulle pareti di Sea. E. Bonfanti, R. Pagliano e A.Cò iniziano invece ad aprire dal basso La valle dei narcisi sulla Parete dei Titani, ma si arrestano alla terza lunghezza amareggiati da un misterioso furto di materiale lasciato alla base. Ancora Trombetta e Ghinaudo sono gli autori di una nuova e difficile via al Trono di Osiride: Serpente a sonagli, che però ripercorre, modificandoli, alcuni tiri delle vie Metal rurp full spit e Bufera di cambiamenti lontani, già esistenti. Il distacco di alcuni blocchi di roccia renderà poi impraticabile e pericolosa detta via. Diversa è la filosofia adottata da M.Blatto e soci che riprendono alcuni itinerari storici piazzando gli spit esclusivamente al posto dei vecchi chiodi, rivedendo per esempio la Via del Temporale, la Spade di luce, le Antiche Sere, e numerosi altri itinerari. Alla luce delle odierne considerazioni sull’uso dello spit, seppur limitatissimo, anche molti di questi interventi potrebbero giustamente sembrare discutibili. Ma ogni idea, così come ogni sensibilità, è figlia del proprio tempo, ed è innegabile che l’introduzione dello spit abbia modificato il destino di un sito che, checché se ne possa dire oggi, sarebbe stato condannato a oltre vent’anni di oblio con le immaginabili conseguenze. Nel 2002 Paolo Giatti e M.Blatto mancano per un soffio la libera di Antropizzazione catenizzante, così come riescono a ripetere in arrampicata libera buona parte di Spade di luce. Nel 2003 Andrea Bosticco e Omar Berutti realizzano dal basso e con il trapano L’occhio di Sauron nel centro della Torre di Gandalf, incrociando purtroppo una breve sezione della coraggiosa Apprendisti stregoni (Meneghin – Caneparo – Oviglia 1984), mentre A.Trombetta, A.Torretta, F.Ferrari “riprendono” sul Bracciolo destro del Trono di Osiride alcuni tiri di Opzione zero e Droit quoi qu’il soit, chiamando la bellissima combinazione Incastro a Mario. Nel 2004 M.Blatto e R.Rivelli durante la sistemazione delle soste della Via dell’Addio aprono la dura Variante della clessidra, mentre lo stesso Blatto con Alice Galizia effettua la prima arrampicata libera della via Azzeccagarbugli allo Specchio di Iside. Sulla parete nord dell’Albaron di Sea viene risolto in stile tradizionale anche l’ultimo problema della parete: autori ne sono M.Blatto e R.Bensio. Nel 2005 è ancora Trombetta con Sergio Cerutti e Michele Amadio a riprendere la via Valle dei Narcisi allo Specchio di Iside, che viene completata con relativo cambio di nome in Valle del narciso, mentre Marco Blatto e Alice Galizia aprono Dottor Arcobaleno alla Reggia dei Lapiti.

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Adriano Trombetta sul difficile terzo tiro de “La valle del narciso” – (ph. archivio Adriano Trombetta)

Nel 2007 ancora un “clone” della guida alpina A.Trombetta che con F.Ferrari unisce una parte di Incubo di Sea con la Via Maestra (con alcune nuove sezioni) creando Incubo di Sea…il ritorno! Assai diversi sono invece i riattrezzamenti di R.Pagliano, A.Cò e G.Quercia che restituiscono ai ripetitori i tracciati originali di Aqualung e del Diedro di Gollum. Sulle alte pareti di Leitosa si registrano due nuove prime salite in stile tradizionale: la parete ovest della Quota 2650 m (Blatto-Pinto) e lo spigolo nordovest della Quota 2833 m (Blatto – Bensio).

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M. Blatto in apertura sullo spigolo nordovest della Quota 2833 metri della Leitosa – (ph. archivio Marco Blatto)

Nel 2010 G.Quercia e D.Re aprono Supercontroles riprendendo alcune sezioni della vecchia No Controles (Siri-Grassi-Marchisio 1987) allo Specchio di Iside. La via, interamente attrezzata con spit, è tutt’oggi una delle più ripetute e divertenti del vallone. Sulla Parete dell’Eden di Sea R.Rivelli e M.Blatto trovano ancora spazio per aprire Marmorand express, mentre G. Quercia e D.Re, aprono tra la Via del temporale e Gente distratta: L’Arco del re, allo Specchio di Iside. Il newtrad trova un suo spazio alla Reggia dei Lapiti con le short Strega dell’ovest, Il ritorno dei gormiti e Principe delle volpi, tutte realizzazioni di M.Blatto e R.Rivelli. Nel 2011 sono ancora i due ad aprire in questo stile alla Torre di Gandalf la via-variante Oldtrad story. G.Quercia e D.Re forzano invece ancora una linea allo Specchio di Iside negli esigui spazi ramasti aprendo Re Quercia e il fantabosco la cui parte alta risulta ancora da liberare. Il 2012 segna il ritorno di Elio Bonfanti che in più riprese e con vari soci, traccia al Trono di Osiride: I migliori anni della nostra vita, una delle più belle e “yosemitiche” vie full spit dell’intero vallone. Il 2013 si chiude con una via interamente clean di M.Blatto e L.Pinto, che salgono il difficile sistema di fessurini strapiombanti che caratterizza l’Arto sinistro del Droide. La via viene chiamata: La spaventevole strega dell’est. Anche il bouldering nell’ultimo biennio è tornato protagonista al circuito di Polvere di Stelle, grazie ai nuovi blocchi ripuliti e ai passaggi risolti da Simone Fedrigo, Andrea Picollo, Paolo Fusero, Enrico Morano, Giorgio Grillo, Gabriele Natale, Nicolò Manca, Giulio Feletto, Lorenzo Mucci. Da segnalare è anche 44 Magnum, un 7c aperto da Alessandro Palma.

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2013: Alessandro Palma apre “44 Magnum” a “Polvere di Stelle” – (ph. archivio Marco Blatto)

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